Con la sentenza n. 1025/2018 la Suprema Corte di Cassazione ha sancito il principio secondo cui in assenza di una misurazione del rumore di fondo non possa dirsi raggiunta la prova dell’evento dannoso.

La vicenda trae origine da un’azione di risarcimento danni da inquinamento acustico, dove due inquilini di un condominio agivano nei confronti di una società a responsabilità limitata per vedersi riconosciuta la somma di € 3.000,00 ciascuno a causa di forti rumori causati dai macchinari da lavoro da questa utilizzati nella fascia oraria tra le 5 e le 7 del mattino.

La Corte, confermando la sentenza di appello che rigettava la domanda, ha argomentato affermando come sia impossibile misurare contemporaneamente il rumore ambientale ed il rumore di fondo, posto che nella fascia oraria in questione è fisiologico un aumento del rumore ambientale, che influisce necessariamente sulla misurazione generica prodotta dagli attori.

Tale misurazione non permette pertanto di raggiungere la prova del danno, in quanto si sarebbero dovuti produrre entrambi i valori distinti, al fine di quantificare correttamente l’inquinamento acustico emesso dall’impresa.